No allo sviluppo idroelettrico nel Parco Nazionale del Fiume Una – la posizione di ISF Firenze

Mercoledì 15 giugno nella città di Bihac è stata votata dalla giunta comunale l’approvazione per la costruzione di due centrali idroelettriche all’interno del parco nazionale dell’ Una. Questo rappresenta il primo decisivo passo verso la realizzazione di questi impianti, per cui serviranno anche l’approvazione della Federazione e dell’Ente parco naturale.

La popolazione non è stata informata con il necessario preavviso della votazione. Solamente due giorni prima è trapelata la notizia e l’ associazione di ABC ha lanciato una campagna di raccolta firme per opporsi, raccogliendo in poche ore 10000 firme per fermare la costruzione delle centrali nel parco.
La votazione è avvenuta comunque e si è conclusa con 16 voti favorevoli, 13 contrari e 2 astenuti.

Ingegneria Senza Frontiere Firenze sta lavorando da più di un anno ad un progetto di collaborazione con ABC, sull’informazione della popolazione locale sull’idroelettrico e le sue implicazioni ambientali e sociali, che ha già visto la realizzazione di un documentario e di un campo di formazione sempre nel parco naturale nei pressi di Bihac.

Vogliamo quindi dare il nostro contributo, riportando e ribadendo gli impatti che la costruzione di un qualunque tipo di centrale, (da mini-hydro a centrali più importanti) avrebbe sulla fauna e sulla flora del luogo.

L’uso delle dighe a scopo idroelettrico è sempre più cruciale nello scenario energetico di oggi, per i molteplici vantaggi che offre soprattutto in confronto alle fonti di energia tradizionali. Anche impianti di piccole dimensioni, come quelli che finora sono stati proposti per il fiume Una, hanno però impatti ambientali non trascurabili, sia in fase di cantiere sia una volta realizzati.
Nella fase di cantierizzazione si dovrà prevedere il passaggio di mezzi pesanti all’interno del parco naturale, che comporterà la realizzazione di infrastrutture stradali in zone finora incontaminate, e l’area stabile di cantiere, che dovrà permanere per tutta la durata della costruzione, vedrà la costante presenza di operai e macchinari per la produzione del cemento e la costruzione dell’impianto, con numerosi scavi per i materiali inerti da costruzione e il conseguente rumore, sicuramente inusuale per la fauna del parco.
Uno sbarramento all’interno del fiume, una volta realizzato, comporterà non solo una deviazione delle portate liquide con la loro reimmissione più a valle per la produzione di energia, ma anche una vera e propria interruzione del trasporto solido. Le conseguenze delle alterazioni di trasporto solido sono erosione nei tratti di valle e accumulo a monte, con pesanti ripercussioni sulla morfologia dell’alveo del fiume e sulle sue caratteristiche di microhabitat.  La valutazione degli impatti del cambiamento di trasporto solido è tanto più importante in quanto il materiale d’alveo è per la  maggior parte costituito da sedra, tipica pietra porosa che deriva dalle formazioni calcaree che si accumulano sui tronchi e sulla vegetazione riparia, che dà al fiume Una il suo tipico e inconfondibile aspetto che varia di anno in anno.

Gli impatti delle centrali idroelettriche possono non essere del tutto prevedibili e quantificabili a priori. La costruzione di qualsiasi tipo di impianto idroelettrico, specialmente in una zona di parco naturale come quella del fiume Una, può rappresentare il via libera alla costruzione di veri e propri impianti a cascata sui numerosi fiumi ancora incontaminati dell’intera area balcanica, sede degli ormai ultimi habitat naturali preservati dagli interventi dell’uomo.

Infine, la costruzione di impianti idroelettrici nel parco naturale destinerebbe inequivocabilemente il parco ad aree di sfruttamento energetico. La bosnia è già autosufficiente per la produzione di energia, che infatti già esporta all’estero. La sua rete di distribuzione energetica è invece fatiscente, ma sembra che agli investitori appaia più conveniente costruire nuove centrali e nuovi impianti per esportare energia piuttosto che migliorare e mantenere la rete esistente.
La costruzione di centrali sugli ultimi fiumi incontaminati d’Europa, in un paese fuori dall’Unione Europea, che possa non rispettare i vincoli a cui sono invece soggetti i paesi comunitari, come quelli imposti dalla Water Framework Directive, dovrebbe mettere in allarme tutta la popolazione, locale ed europea.
I paesi dell’UE sono infatti vincolati al rispetto di severe norme ambientali di tutela dell’ambiente e del territorio. Fra queste, la Water Framework Directive per la tutela dei corsi d’acqua europei prevede il raggiungimento dello stato di qualità “buono” per tutti i fiumi ed i laghi, condizione che non permette più lo sfruttamento dei numerosi fiumi già ampiamente antropizzati e sfruttati per la produzione energetica. La Bosnia non è invece soggetta a tali vincoli legislativi, e la costruzione degli impianti all’interno del suo territorio può sembrare una buona risorsa per lavoro e occupazione. La scelta della costruzione di un impianto di minihydro all’interno del parco naturale dell’Una è una scelta per lo sviluppo dell’area, che vedrebbe l’abbandono dello sfruttamento del suo potenziale turistico per un altro tipo di sviluppo.

Vi terremo aggiornati sugli sviluppi. Per informazioni e contatti, e soprattutto per partecipare: Sandro Mehic Alberto Meucci

Per difendere l’autonomia della cittadinanza e il parco nazionale della Una, firma la petizione

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